Sul finire del Quattrocento preparare edizioni di testi greci non era impresa di poco conto e le lettere preposte da Aldo Manuzio ai libri stampati nella sua officina ne sono una chiara testimonianza.


Le prefazioni, raccolte nell’edizione Adelphi “Lettere prefatorie a edizioni greche“, sono dedicate a illustri mecenati ed eruditi del suo tempo. In esse emergono tutte le difficoltà legate alla preparazione di edizioni a stampa ben curate dei principali autori greci classici e bizantini: dall’utilizzo dei giusti caratteri tipografici alla ricerca dei rari testimoni manoscritti dei testi greci di autori classici, dalla scelta dei migliori collaboratori alle difficoltà di carattere economico.


L’obiettivo di Manuzio è quello di “liberare buoni libri da una dura e tetra prigionia”, quella a cui li costringono i βιβλιοτάφοι – gli affossatori di libri – che cercano di tenere nascoste le copie di preziosi testi. In molte lettere prefatorie Manuzio si scusa con il dedicatario e con tutti i lettori per l’eventuale presenza di errori, ma sostiene anche che “un testo corrotto se resta celato, raramente viene emendato – forse mai, per meglio dire; se invece viene pubblicato, saranno in molti a correggerlo, almeno con il passare del tempo”.


E proprio in questa frase si riassume la grandezza dell’impresa editoriale di Manuzio che riuscì a creare un nuovo modello di editoria e a rendere accessibili a un più vasto pubblico testi greci che in precedenza erano prerogativa di una cerchia assai ristretta di studiosi.

Commettono un grave errore, a mio giudizio, coloro che al giorno d’oggi credono di poter diventare bravi filosofi e medici pur rimanendo digiuni di lettere greche […]

Autore

francescacocchi@hotmail.it

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