
Finalista al Premio Strega 2024, “Aggiustare l’universo” (Mondadori, 2023) di Raffaella Romagnolo è un romanzo storico che racconta l’incontro, tra i banchi di scuola in un’Italia appena liberata, tra una giovane maestra elementare e una bambina che non parla. Traumatizzate dalla guerra appena conclusasi, ferite da violenze e abbandoni, entrambe scavano nelle rovine del passato per cercare di aggiustare il proprio universo.
La trama dell’ultimo romanzo di Raffaella Romagnolo
Anche a Borgo di Dentro, piccolo centro del basso Piemonte, nell’ottobre del 1945 l’anno scolastico inizia in ritardo. La ventiduenne Virginia, chiamata da tutti Gilla, osserva l’aula della scuola elementare che fino a pochi mesi prima aveva ospitato le torture delle truppe naziste.
Si chiede se sia stato giusto rimanere nel paesino dove si era rifugiata tre anni prima per sfuggire ai bombardamenti della città, anziché tornare a Genova con la famiglia. Si chiede cosa avrebbe pensato Michele di quella nuova Italia liberata per cui avevano combattuto insieme. Si chiede se sarà in grado di preparare per la licenza elementare le ventiquattro bambine che siedono composte di fronte a lei e che hanno ancora negli occhi gli orrori della guerra.
Tra loro, al primo banco, c’è Francesca Pellegrini. Ha dieci anni e vive nell’orfanotrofio, è diligente e dimostra un’intelligenza superiore alle compagne. Ma si rifiuta di parlare, nascondendo nel mutismo il dolore e la tristezza di chi sente di vivere in un mondo che non le appartiene. Incuriosita da questo silenzio Gilla, figlia di un orologiaio che le ha insegnato a riparare con pazienza anche i più piccoli ingranaggi, inizia a scavare nel suo passato per capire cosa si è rotto nell’universo di Francesca.
Insegnare non è spiegare, dettare, correggere, soffiare nasi, medicare ferite, dirigere cori, districare nodi, sgridare, punire. Insegnare è fare questo tutti i giorni. Nella sua testa, l’esperienza fatta a Genova nei primi anni di guerra non conta, perché, secondo lei, non era vera scuola.
Perché leggere “Aggiustare l’universo” di Raffaella Romagnolo
Proposto al Premio Strega da Lia Levi, “Aggiustare l’universo” è una storia «narrata da una moltitudine di personaggi ma non, come quasi sempre succede, come punti di vista differenti di uno stesso avvenimento. No, ognuno di loro ci offre uno scorcio di sé su episodi e tempi diversi. Non si afferrerà il collegamento se non alla fine, con i fili che cominciano a intrecciarsi in una storia affascinante in cui la piccola muta è perno centrale».
La narrazione, che non segue una cronologia lineare tra l’Italia del 1945 e la Seconda Guerra Mondiale, svela la dolorosa vicenda di una bambina che per sfuggire alla follia delle persecuzioni razziali ha dovuto lasciare la propria famiglia e cambiare nome, perché il suo, Ester Pellegrini, l’avrebbe condannata a un campo di concentramento.
Con uno stile delicato, capace di trattare con la giusta sensibilità eventi complessi e dolorosi, “Aggiustare l’universo” offre uno scorcio originale dell’Italia del secondo dopoguerra basato su una ricerca storica meticolosa e accurata. Un’Italia in cui la ricostruzione delle macerie, fisiche ed emotive, passa attraverso i gesti dei singoli, come quelli di una maestra elementare che sceglie di dare una forma al futuro delle sue alunne.