Adelphi

G. Simenon, Europa 33

Nel 1933 Simenon curò la rubrica Europe 33 per Voilà: l’hebdomadaire du reportage, una rivista fondata nel 1931 da Gaston Gallimard che pubblicava reportage di grandi autori, incastonati in una grafica ad effetto tra immagini di altrettanto illustri fotografi. Simenon aderì a questo progetto di fotogiornalismo a modo suo, scegliendo di accompagnare i suoi testi con fotografie da lui scattate durante i suoi viaggi in giro per l’Europa in compagnia della moglie Tigy.

Europa 33, pubblicato da Adelphi, è oggi un volume che raccoglie i reportage di Simenon apparsi tra il 1933 e il 1934 e alcune di quelle stesse fotografie scattate dall’autore che si potevano vedere nel settimanale francese.

In queste pagine, Simenon offre istantanee di un’Europa «che sonnecchia sotto la neve e che […] è scossa da bruschi e terrificanti sussulti», un’Europa, quella degli anni Trenta, che ancora non sa di essere schiacciata tra due guerre. Da un Belgio che soffre il suo ruolo di fratello minore della Francia a una Romania che cerca di replicare l’antico splendore parigino, dalla Polonia che sogna di ritornare una grande potenza alla Lituania che difende le sue frontiere, dal Reichstag in fiamme alla Russia sovietica, Simenon offre il ritratto di popoli che soffrono una povertà lasciata come eredità dal primo conflitto mondiale.

Con uno sguardo oggettivo, da vero reporter, Simenon riesce a catturare l’immagine di un’Europa all’incontrario, che parte dal Caucaso e dagli Urali e che è molto diversa da quell’immagine ufficiale, «a uso dei francesi, immutabile da molto tempo, da talmente tanto tempo che non corrisponde più alla realtà». Non si ferma infatti alle immagini di propaganda promosse dai diversi governi, ma, nel corso dei suoi viaggi, si immerge nella periferie degradate e nelle isolate campagne dimenticate dalle città.

Nei reportage “Popoli che hanno fame”, del 1934, l’attenzione di Simenon si rivolge in particolare verso i territori dell’ex-impero zarista e nel suo reportage che da Vilnius, passando per la Grecia e Istanbul, lo porta sulle coste russe del Mar Nero, Simenon scopre popoli che soffrono la fame, quella vera «che si insedia in chi per settimane, per mesi mangia troppo poco e che gli rimane dentro, appiccicata al ventre come un cataplasma, incrostata nelle pareti dello stomaco e alla base del cranio». Le settimane trascorse in Russia a Batum e Odessa, diventano l’occasione per una più ampia riflessione sui sistemi di controllo adottati dalla «nazione più grande del mondo» per nascondere agli occhi di un turista privilegiato come Simenon le sue contraddizioni e l’estrema povertà del suo popolo.

Completano il volume, e il racconto dell’Europa dei primi anni Trenta, due reportage del 1933 dedicati all’incontro con Trockij nel suo studio sull’isola turca di Prinkipo (“Una visita a Trockij”, 1933) e alla variegata e stravagante clientela che popolava gli alberghi di lusso delle grandi capitali europee (“I grandi alberghi europei”, 1933).

Europa 33 è il racconto di un’Europa malata che va dal dottore e continua a ripetere trentatré. Simenon non è un dottore, non propone nessuna cura, ma racconta con il suo caratteristico stile, pieno di compassione e privo di giudizi moraleggianti, i sintomi e il crudele decorso di questa malattia che, come ben sappiamo, farà a soffrire l’Europa ancora a lungo.

Piccola curiosità: questo link rinvia a un sito che conserva le scansioni di tutti i numeri di “Voilà”. I primi reportage di Simenon “Europe 33” si leggono a partire dal numero 104.


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Informazioni su Francesca Cocchi

Lettrice incallita fin da tenera età, ho trasformato i libri nella mia più grande passione. Vengo da un piccolo paesino sperduto tra i monti, amo viaggiare e sono ancora alla ricerca della mia strada. Nel frattempo, continuo a camminare facendo tappa in librerie e biblioteche per cercare libri che mi facciano compagnia.
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