Band-e-Amir

Data: Martedì 22 aprile 2025
Itinerario: Bamiyan –  Band-e-Amir – Bamiyan

Saliamo in macchina mentre il sole fa capolino dalle montagne che circondano Bamiyan. Quella di oggi sarà una giornata intensa, anche dal punto di vista fisico, che ci porterà a esplorare alcuni dei luoghi a mio parere più sorprendenti dell’Afghanistan: i laghi di Band-e-Amir, i resti di Shahr-e-Gholghola, le nicchie dove, prima del 2001, sorgevano le gigantesche statue dei Buddha e la fortezza di Shahr-e Zohak, infuocata dalla luce rossa del tramonto.

Ma andiamo con ordine. 

I laghi di Band-e-Amir

Anche se la prima tappa si trova a pochi chilometri dal nostro hotel, partiamo prima dell’alba per evitare i posti di blocco della polizia religiosa. Dopo circa un’ora di strada sterrata, arriviamo a destinazione. Band-e-Amir è un complesso di sei laghi collegati tra loro da sbarramenti naturali in travertino: in dari “band” significa infatti “diga”. Le acque sono di un blu così intenso da sembrare quasi irreale e riflettono come uno specchio le montagne circostanti e il cielo senza nuvole. 

La guida ci spiega che prima del 2021 questa zona, riconosciuta come primo parco nazionale dell’Afghanistan nel 2009, era una meta turistica molto frequentata. Sulle sponde dei laghi si trovano ancora alcune aree attrezzate, ora abbandonate, che testimoniano giornate di vacanza trascorse qui dalle famiglie afghane. In inverno, quando la superficie dei laghi si ghiaccia e le montagne sono ricoperte di neve, Band-e-Amir era invece la meta preferita per gli amanti degli sport invernali. 

Tutto questo fino al 2023, quando il ministro della Virtù e del Vizio ha vietato alle donne l’accesso al parco naturale, sostenendo che non rispettassero la legge e non indossassero l’hijab. Da qualche mese, il divieto è stato esteso anche alle donne straniere che, per mia fortuna, possono però trovare degli escamotage per visitare i laghi. 

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Alcune leggende sui laghi di Band-e-Amir

Mentre facciamo colazione in un punto panoramico sopra a uno dei laghi, la guida ci racconta alcune leggende legate a Band-e-Amir. 

Nessuno saprebbe con certezza quale sia il vero affluente dei laghi che sarebbero così pieni di grotte da rendere impossibile la misurazione esatta della loro profondità. Secondo la leggenda da queste acque era solito abbeverarsi il drago ucciso da Alì e i cui resti riposano ora pietrificati nella cosiddetta Dragon Valley

La nascita di questi laghi sarebbe proprio da ricondurre ad Ali, nel periodo in cui raggiunse l’Afghanistan prima della diffusione dell’Islam. Durante la fuga da un principe che voleva catturarlo, Alì scagliò pietre e con la sua spada leggendaria deviò il corso dei fiumi, creando così le dighe naturali che diedero origine ai laghi.

Tipiche attività turistiche a Band-e-Amir

Durante la visita l’area ci appare isolata e silenziosa. Resistono alcune attrazioni particolari, come i colorati pedalò a forma di cigno, diventati noti dopo la diffusione virale di un video che ritraeva alcuni talebani a bordo, poco dopo la loro presa del potere nel 2021.

Paghiamo qualche afghano per noleggiare due imbarcazioni sgargianti con cui addentrarci sulle acque blu e silenziose di Band-e-Kaybulat. Da buoni turisti italiani, improvvisiamo anche una gara di velocità per raggiungere la riva che ci fa sudare non poco, nonostante l’aria fredda del mattino a oltre 3.000 m di altitudine. 

Visitiamo una piccola moschea affacciata sul lago prima di spostarci in auto fino a un punto panoramico da cui imbocchiamo un sentiero che costeggia il lago Band-e-Haybat con le sue acque color verde smeraldo. Con una passeggiata di circa un’oretta, dopo aver guadato alcuni rigagnoli d’acqua esondati, risaliamo la montagna con una comoda scalinata scavata nella roccia, che ci porta sopra Band-e-Zulfiqar, il più grande dei sei laghi.

Shahr-e-Gholghola: la città delle urla

Con gli occhi ancora pieni delle meraviglie naturali viste durante la mattina, rientriamo nella città di Bamiyan. Dopo un pranzo veloce, ci spostiamo in macchina presso il sito archeologico di Shahr-e-Gholghola, la “Città delle urla” o “Città del dolore”.

Mentre ci inerpichiamo verso il punto più alto dell’antica città, la nostra guida ci racconta l’origine del suo triste nome. 

Nel 1221, durante un assedio durato quattro giorni, Mutukan, il nipote prediletto di Gengis Khan, fu colpito da una freccia scagliata dalle mura. Per vendicarsi, Gengis Khan ordinò un massacro che si protrasse per sette giorni, colpendo non solo la città ma anche tutti i villaggi circostanti.

  • Shahr-e-Gholghola
  • Shahr-e-Gholghola
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I Buddha di Bamiyan

Ci spostiamo dall’altro lato della valle, verso i lati delle montagne che un tempo ospitavano due gigantesche statue di Buddha, alte 55 e 32 metri, scolpite nella roccia intorno al VI secolo. 

Dal II al IX secolo, prima che l’Islam diventasse la religione dominante in Afghanistan, Bamiyan fu un fiorente centro culturale e spirituale buddista. Intorno ai due colossi, altre nicchie più piccole contenevano altre statue minori, tra cui un Buddha seduto.

Tutto questo fino al 2001, quando i talebani decisero di distruggere tutte le statue che in passato erano state venerate come idoli dagli infedeli. Buddha inclusi. Dal 2003, l’area è riconosciuta come bene protetto dall’UNESCO e oggi è possibile visitare alcune delle grotte accanto alla nicchia del Buddha più piccolo in cui vivevano i monaci. Qui, sopravvissuti alla follia distruttiva dei talebani e al passare dei secoli, si vedono ancora chiaramente alcuni affreschi raffiguranti Buddha.

  • Buddha
  • Buddha
  • Buddha
  • Buddha
  • Buddha

Shahr-e-Zohak: la fortezza rossa

Il sole sta ormai per calare, ma la nostra guida ci convince a visitare un ultimo sito: la fortezza di Shahr-e-Zohak, conosciuta come “The Red City” per le rocce rosse su cui è costruita, che si infiammano ancora di più sotto le luci del tramonto mentre la visitiamo.

Si ritiene che la fortezza sia stata fondata tra il 500 e il 600 d.C. dagli Eftaliti, più o meno nello stesso periodo in cui i Buddha venivano scolpiti nella valle. La zona fu poi fortificata nel periodo islamico prima di essere saccheggiata dall’esercito di Gengis Khan durante l’assedio di Bamiyan.

Nonostante la stanchezza, ci arrampichiamo tra le rovine fino al punto più alto, dove sventola l’ormai familiare bandiera bianca della Repubblica Islamica. Accanto, arrugginiti, giacciono i resti di un cannone.

  • Shahr-e Zohak
  • Shahr-e Zohak
  • Shahr-e Zohak

Questo viaggio è stato organizzato da Oltre Travel.
Per maggiori informazioni consulta la pagina Instagram @oltre.travel

Autore

francescacocchi@hotmail.it

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