Questo libro mi ha permesso di scoprire Roland Barthes (1915-1980), saggista e semiologo francese nonché figura fondamentale nell’affermarsi della “nouvelle critique”.

Il grado zero della scrittura secondo Barthes

In “Le dégré zéro de l’écriture”, Barthes si pone l’obiettivo di rendere evidente l’esistenza di una Forma indipendente dalla lingua e dallo stile in grado di legare lo scrittore alla sua società, affermando, inoltre, che «non esiste Letteratura senza Morale del linguaggio». La moltiplicazione delle scritture letterarie, infatti, costringe lo scrittore moderno a compiere una scelta che dà origine a un’etica della scrittura. Da qui Barthes teorizza un grado zero della scrittura – segnalo che nella traduzione Einaudi nel titolo si parla di “grado zero”, mentre nel testo del saggio si legge “livello zero” –, ovvero una scrittura neutra e amodale, che si serve di una lingua basica e di una Parola trasparente. Questa teoria porta quindi a una nuova Letteratura, disancorata dalla classicità, in grado di inventare un nuovo linguaggio da proiettare nel futuro: «la Letteratura diventa l’Utopia del linguaggio».

I nuovi saggi critici di Barthes

I “Nuovi saggi critici” analizzano, invece, otto opere della letteratura francese mettendo in risalto per ognuna aspetti strutturali differenti. Scopriamo così il rapporto tra Flaubert e la frase, un oggetto linguistico che diventa per lo scrittore il terreno di una correzione infinita, con la difficoltà di individuare il punto in cui l’“emendatio” diventa necessaria. Il saggio su Proust e i nomi analizza, invece, il valore semantico dei nomi scelti da Proust per luoghi e personaggi de la “Recherche” e si conclude affermando che la critica dovrebbe «decifrare la parola letteraria (che non è affatto la parola consueta) non come viene illustrata dal dizionario, bensì come la costruisce lo scrittore».

Autore

francescacocchi@hotmail.it

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