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Amélie Nothomb e i suoi primi cinque romanzi autobiografici nell’edizione Maxi di Voland

Amélie Nothomb, Maxi, edizione Voland

Con il suoi cappelli vistosi e i lunghi abiti neri, la pelle diafana e le labbra dipinte di rosso, Amélie Nothomb è un personaggio che non passa inosservato, tanto da comparire su molte copertine dei suoi libri nelle edizioni di diversi paesi. Per Amélie Nothomb, nome d’arte di Fabienne Claire Nothomb, scrivere è una necessità impellente alla quale dedica almeno quattro ore delle sue giornate. E poco importa se dei cento libri che ha scritto nell’arco di trent’anni ne sono stati pubblicati solo trenta – uno all’anno secondo la cadenza che lei stessa si è imposta. Quello che conta è dare sfogo a quel genio creativo che l’ha resa in breve tempo una delle voci narrative più affascinanti nel panorama letterario mondiale.

In Italia tutti i libri di Amélie Nothomb sono pubblicati dalla casa editrice Voland che nel 2012 ha realizzato anche un’edizione Maxi dedicata ai primi cinque libri autobiografici della scrittrice belga. Il volume di oltre seicento pagine si presenta come un prodotto editoriale ben curato dal punto di vista materiale – il formato maxi non diventa un ostacolo alla comodità di lettura – e soprattutto nella sua costruzione interna. I cinque romanzi non sono infatti disposti secondo l’ordine cronologico di pubblicazione, ma seguono il racconto della vita della Nothomb, dalla sua infanzia primissima infanzia fino ad arrivare all’età adulta.

 

Amélie Nothomb, una vita degna di un romanzo

La vita di Amélie Nothomb appare in effetti come un vero e proprio romanzo. Figlia di un diplomatico belga, Amélie trascorre i primi anni della sua vita in Giappone dove frequenta la locale scuola dell’infanzia imparando così la lingua locale. In “Metafisica dei tubi” (Voland, 2002, traduzione di Patrizia Galeone), la Nothomb racconta la sua trasformazione da “tubo” onnipotente tale da credersi Dio a una vivace bambina alla scoperta del potere del linguaggio e della vita.

Nel 1972 Amélie e la sua famiglia si trasferiscono a Pechino, nella Cina della Banda dei Quattro, per il nuovo incarico del padre. Il ghetto di San Li Tun, che ospitava al tempo le famiglie dei diplomatici stranieri, diventa il teatro di una crudele guerra tra i bambini che non risparmia inseguimenti, catture e spietate torture. “Sabotaggio d’amore” (Voland, 1998, traduzione di Alessandro Grilli) è la cronaca di questa guerra che permette ad Amélie di sperimentare la fedeltà dell’amicizia e le sofferenze di un amore non corrisposto.  

La famiglia Nothomb si sposta in seguito a New York e dopo pochi anni in Bangladesh. Il netto contrasto tra l’edonistica ricchezza americana e l’estrema povertà del paese asiatico è raccontata in “Biografia della fame” (Voland, 2004, traduzione di Monica Capuani), un romanzo in cui la Nothomb declina la fame in tutte le sue possibili sfaccettature. È una fame di piaceri ed ebrezza ; fame di acqua, in una potomania inarrestabile, e di alcool; fame di cibo, che non manca nel paese più povero del mondo. E poi fame di nulla, nell’incubo dell’anoressia nel pieno dell’adolescenza. E ancora fame di libri e di letture, di storie che riescono a saziare una vita vuota e incomprensibile. 

 

L’amore per il Giappone

All’età di diciassette anni, Amélie arriva per la prima volta in Europa e studia filologia classica presso l’università di Bruxelles. Terminati gli studi, decide di tronare in Giappone per imparare la lingua e riscoprire quel legame profondo con i luoghi della sua infanzia. In “Stupore e tremori” (Voland, 2000, traduzione di Biancamaria Bruno) Amélie racconta l’incubo del suo primo lavoro a Tokyo dove assunta come traduttrice viene ben presto declassata a guardiana dei servizi igienici. Amélie non si lascia scoraggiare dalle continue umiliazioni e, con un onore degno di un vero giapponese, lavora fino alla scadenza del suo contratto.

Il soggiorno a Tokyo riserva ad Amélie anche una passionale storia d’amore con Rinri, un giovane giapponese che la contatta per alcune lezioni private di francese. “Né di Eva né di Adamo” (Voland, 2007, traduzione di Monica Capuani) racconta la riscoperta del Giappone da parte di un’Amélie più innamorata del paese della sua infanzia che di un ragazzo affabile, pronto a dedicare a lei tutta la sua vita.

 

Per chi vuole conoscere Amélie Nothomb

In questi suoi primi cinque romanzi autobiografici, Amélie Nothomb si distingue per l’incisività del suo stile e per la sua straordinaria capacità di raccontare con ironia e sarcasmo, senza preoccuparsi della credibilità, una quotidianità fatta di tragedie, bizzarrie ed esagerazioni.

L’edizione Maxi curata da Voland è l’acquisto ideale per chi ha già letto qualcosa della Nothomb e desidera immergersi completamente nella sua scrittura liquida e travolgente. Punto di forza del volume, oltre alla già evidenziata qualità del progetto editoriale, è il suo prezzo: con i suoi € 20,00 di copertina consente di portare nella libreria di casa cinque meravigliosi romanzi di Amélie Nothomb nell’edizione della bellissima casa editrice Voland.

È una relazione particolare quella che unisce il lettore – il vero lettore – allo scrittore: che si approssimi all’amore o all’odio, è oscena in ogni caso.

Amélie Nothomb
Amélie Nothomb, Maxi, edizione Voland.
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Informazioni su Francesca Cocchi

Lettrice incallita fin da tenera età, ho trasformato i libri nella mia più grande passione. Vengo da un piccolo paesino sperduto tra i monti, amo viaggiare e sono ancora alla ricerca della mia strada. Nel frattempo, continuo a camminare facendo tappa in librerie e biblioteche per cercare libri che mi facciano compagnia.
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