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A. Piperno, Di chi è la colpa

Alessandro Piperno Di chi è la colpa trama

Fin dal titolo del suo ultimo romanzo “Di chi è la colpa”, edito per Mondadori nel 2021, Alessandro Piperno pone il lettore di fronte a un interrogativo etico-morale. Chi è il vero responsabile della nostra infelicità? A chi deve essere attribuita la colpa di tutti i nostri fallimenti? Perché è troppo difficile accettare che le catastrofi accadono per caso senza una ragione? E perché sentiamo la necessità di trovare sempre un colpevole?

La voce narrante in prima persona del protagonista, prima bambino poi adolescente e infine adulto, racconta una versione tutta personale della sua vita trascorsa tra miserie, infelicità, ipocrisie e rancori all’interno di una famiglia ingombrante. La sua visione in soggettiva sulla narrazione, le menzogne e le finzioni attorno a cui cerca di costruire una nuova identità rendono il narratore-protagonista sempre più inaffidabile e riportano il lettore al quesito iniziale: di chi è la colpa?

“Perché sei così ossessionato dalla ricerca di un colpevole? Perché vuoi a tutti i costi sapere di chi è la colpa? […] Perdona se te lo dico, ma sei tu quello che farnetica, sempre lì a caccia di complotti e cospiratori. Non è un modo intelligente di metterla, e nemmeno sano. È l’errore commesso dalla maggior parte delle persone. Stanno tutti lì a chiedersi: di chi è la colpa? Come se tutto ciò che non va, che non funziona nella loro vite, tutto il dolore dovesse per forza avere un responsabile che li trascende.”

“Di chi è la colpa”: storia di una famiglia disfunzionale tra menzogne e finzioni

Figlio unico in una famiglia disfunzionale l’anonimo protagonista di “Di chi è la colpa” cresce tra i debiti e i continui litigi di due genitori agli antipodi. Il padre appare fin dalle prime pagine come un adulto che cerca la complicità del figlio per continuare a vivere in un perenne stato di giovinezza, rifiutando di assumersi le responsabilità legate al suo ruolo all’interno della famiglia. La madre, invece, si presenta agli occhi del figlio-narratore come una severa professoressa liceale, attenta all’economia domestica, intransigente e capace di nascondere il proprio passato. Il bambino, dallo spiccato carattere introverso, trascorre così la sua infanzia all’interno di universo monofamiliare nel quale non esistono nonni, zii e cugini.

L’equilibrio precario di questo universo chiuso – e per questo motivo sicuro –inizia a vacillare in una soleggiata mattina di aprile, quando la madre decide che è giunto il momento di ricostruire i ponti con il passato. Costretto a vestirsi di tutto punto e trascinato in una lussuosa villa di Roma, il protagonista ormai adolescente fa la conoscenza dei Sacerdoti, la ricca famiglia ebraica da cui la madre si era allontanata in seguito al suo matrimonio con un uomo non ebreo e per questo non approvato dai parenti.

In occasione della celebrazione della Pesah ebraica, il protagonista rimane affascinato e turbato dalla straripante opulenza di una famiglia che non sente come sua, che si compone di personaggi quasi epici nell’esagerazione dei loro tratti caratteristici: lo zio Gianni con la sua esuberanza da dandy, il cugino Leone sicuro ed estroverso, e la cugina Francesca che con le sue stranezze e il suo tic alle palpebre sembra brillare di una luce diversa rispetto agli altri. Nel corso della lunga giornata di festa, è travolto dalla consapevolezza di poter osservare solo da lontano la ricchezza dei Sacerdoti e dalla rabbia nei confronti della madre che volutamente per anni gli ha tenuto nascosta quella bizzarra famiglia.

Questi sentimenti si amplificano ancor di più nel corso delle settimane di vacanza trascorse a New York assieme ai cugini e allo zio Gianni. Il regalo inaspettato da parte del ricco zio Sacerdoti non è altro che un’ulteriore occasione per il protagonista di assaporare una vita che avrebbe potuto essere la sua, ma che invece non lo è mai stata. E anche l’ultima notte della vacanza trascorsa insieme a Francesca, con promesse di amore, diventa la premessa per un futuro che non si realizzerà: tornati in Italia, la cugina comunica al protagonista la sua volontà di trasferirsi in Israele per continuare gli studi in terra ebraica senza troppo curarsi di quanto condiviso insieme in quella notte americana.

Al ritorno dal viaggio a New York, il protagonista si prepara a un estate monotona e priva di sorprese, ma un violento fatto di sangue stravolge completamente la sua vita. Il piccolo nucleo famigliare va in frantumi e il ricco universo dei Sacerdoti, che gli appariva così estraneo e irraggiungibile, diventa alla sua portata. Tra le agiatezze tanto desiderate, il protagonista può quindi costruirsi una nuova identità tra menzogne e finzioni per nascondere un passato che è ancora fonte di dolore e di vergogna.

Un romanzo di formazione anomalo tra ironia e cultura pop

“Di chi è la colpa” è un romanzo di formazione anomalo che subisce l’influenza del memoir e del noir. Il narratore-protagonista, che si presenta come un alter-ego letterario dell’autore, percorre infatti una parabola discendente che lo porta progressivamente a perdere la propria identità nel tentativo di creare una cesura sempre più netta con quel fatto di sangue che ha stravolto la sua vita.

L’acuta ironia di Piperno, le citazioni letterarie e i numerosi riferimenti alla cultura pop degli anni Ottanta e Novanta arricchiscono un romanzo denso, nel quale ampie sezioni narrative lasciano spazio repentini colpi di scena. “Di chi è la colpa” si presenta così come un romanzo di spessore, capace di offrire interessanti spunti di riflessione su una società che avverte la costante necessità di cercare un colpevole a cui additare la responsabilità esclusiva di ogni catastrofe.

Alessandro Piperno Di chi è la colpa trama
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Informazioni su Francesca Cocchi

Lettrice incallita fin da tenera età, ho trasformato i libri nella mia più grande passione. Vengo da un piccolo paesino sperduto tra i monti, amo viaggiare e sono ancora alla ricerca della mia strada. Nel frattempo, continuo a camminare facendo tappa in librerie e biblioteche per cercare libri che mi facciano compagnia.
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