“Furore”, romanzo di J. Steinbeck edito in Italia da Bompiani, si apre nella arie terre rosse dell’Oklahoma e si chiude nelle pianure californiane inondate dalla pioggia. Nel mezzo, la Route 66 e la miserie di migliaia di migranti americani colpiti duramente dalla Grande Depressione.
La famiglia Joad, come molte altre famiglie, è costretta ad abbandonare i propri campi e si mette in viaggio verso la terra promessa, la California. In questo lungo viaggio a bordo di un camion sgangherato il grande sogno americano si trasforma in un incubo: la famiglia si sgretola e rischia di perdere la propria identità. Gli unici personaggi che riescono a non lasciarsi sopraffare dagli eventi e a non lasciarsi accecare completamente dal “furore” sono Tom, il figlio uscito di prigione, e Ma’, che diventa il vero e proprio capo famiglia.
Calvino diceva può dirsi classico un libro “che non ha mai finito di dire quel che ha da dire”. “Furore” è un classico perché fissa nero su bianco la Storia della migrazione e dei migranti costretti ad affrontare le medesime sofferenze nell’America della Grande Depressione così come nel Mediterraneo dei giorni nostri.
Di sera avveniva una cosa strana: le venti famiglie diventavano una famiglia, i figli diventavano figli di tutti. La privazione della casa diventava una privazione comune, e gli anni felici nell’Ovest erano un sogno comune.
J. Steinback, Furore