Einaudi

D.Foster Wallace, Questa è l’acqua

Wallace, Questa è l'acqua

“Questa è l’acqua” (Einaudi, 2009 – traduzione di Giovanna Granato) raccoglie sei testi inediti in Italia: cinque racconti, pubblicati in America su diverse riviste tra il 1984 e il 1991, e le trascrizione del discorso pronunciato da Wallace ai laureati del Kenyon College il 21 maggio 2005. Nell’edizione italiana, la raccolta è introdotta dalla prefazione “David Foster Wallace” di Don DeLillo che corrisponde a una versione rivista del discorso tenuto in ricordo di David Foster Wallace a New York il 23 ottobre 2008 e si conclude con la postfazione “Così nascosto in bella vista” di Luca Briasco.

Nei brevi – a volte fulminei – racconti giovanili di questa raccolta postuma si possono già intravedere temi che risulteranno centrali nella successiva produzione letteraria e saggistica di Wallace e la sua propensione alla sperimentazione stilistica.

Ci sono due pesci che nuotano e a un certo punto incontrano un pesce anziano che va nella direzione opposta, fa un cenno di saluto e dice: “Salve, ragazzi. Com’è l’acqua?” I due pesci giovani nuotano un altro po’, poi uno guarda l’altro e fa “Che cavolo è l’acqua?”

Cinque brevi racconti

“Solomon Silverfish” («Sonora Review» n°16, autunno del 1987) racconta la storia d’amore tra Sophie, malata terminale, e Solomon, avvocato di successo tanto collerico quanto generoso. Le due anime contraddittorie del protagonista sono filtrate dallo sguardo degli altri personaggi. Per Sophie, Solomon appare come un uomo sempre pronto a mettere i bisogni degli altri davanti ai suoi; per i cognati e i suoceri, invece, Solomon è un imbroglione che per anni ha finto di essere ebreo. Il romanticismo del racconto si nasconde così dietro a una comicità grottesca e alla parodia del romanzo ebraico-americano.

Altra matematica” («Western Humanities Review», estate del 1987) è un brevissimo racconto che si sviluppa in tre dialoghi dedicati a tre diverse prospettive sull’amore. Wallace sperimenta qui la forma fulminea del “a domanda risponde” che riproporrà con successo in “Brevi interviste con uomini schifosi”.

“Il pianeta Trillafon in relazione alla Cosa Brutta” (scritto nel 1984 e pubblicato in «Amherst Review», 1987) è il primo testo in assoluto pubblicato da Wallace e parla della depressione secondo un originale punto di vista che sarà poi rielaborato e ampliato nel capitolo “La persona depressa” delle “Brevi interviste con uomini schifosi”. Il pianeta Trillafon è per Wallace la metafora della distanza emotiva dalla vita reale provocata dagli antidepressivi, una distanza che porta la voce narrante a osservare la Cosa Brutta come se si trovasse su di un altro pianeta.

“Crollo del ‘69” («Between C&D», inverno del 1989) racconta la storia di Karrier, un uomo capace di predire sempre il contrario di quanto accadrà e tocca i temi della finanza e dell’economia che saranno centrali anche  nell’ultimo romanzo postumo e incompiuto di Wallace, “Il re pallido”. Il testo si presenta come un intreccio di diverse voci narranti che si articolano in brevi capitoli che in epigrafe riportano i vari nomi dei peronaggi-narratori.

“Ordine e fluttuazione a Northampton” («Conjunction», autunno 1991) racconta i goffi tentativi di Barry Dingle di conquistare la bella Myrnaloy Trask e la sua rivalità con il dongiovanni Don Megala. La storia, ricca di spunti filosofici e scientifici, si distingue per le continue digressioni che esplicitano il contrasto tra l’ordine e la fluttuazione evocati dal titolo.

“Che cavolo è l’acqua?”

La raccolta si chiude con “Questa è l’acqua”, il discorso tenuto da Wallace ai laureati del Kenyon College il 21 maggio 2005. Wallace aveva da poco terminato la raccolta di saggi “Considera l’aragosta”, pubblicata dallo storico editore Little, Brown and Company alla fine di quell’anno, e stava lavorando a quello che sarebbe stato il suo ultimo grande romanzo, “Il re pallido”, pubblicato postumo nel 2010. Temi centrali di questa sua ultima opera sono la noia e la monotonia della vita quotidiana, evocati da Wallace anche nel discorso rivolto ai giovani laureati. Wallace vede nella cultura umanistica l’unico modo per sfuggire alla banalità di una vita adulta che procede “giorno dopo giorno”. Gli studi umanistici insegnano infatti a pensare, a essere meno arroganti e ad avere uno sguardo critico sulle proprie certezze: la cultura umanistica permette, secondo Wallace, di evitare di trascorrere la vita come morti inconsapevoli.

È straordinariamente difficile da fare, rimanere coscienti e consapevoli nel mondo adulto, in ogni momento. Questo vuol dire che anche un altro dei grandi luoghi comuni finisce per rivelarsi vero: la vostra educazione è realmente un lavoro che dura tutta la vita.

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Informazioni su Francesca Cocchi

Lettrice incallita fin da tenera età, ho trasformato i libri nella mia più grande passione. Vengo da un piccolo paesino sperduto tra i monti, amo viaggiare e sono ancora alla ricerca della mia strada. Nel frattempo, continuo a camminare facendo tappa in librerie e biblioteche per cercare libri che mi facciano compagnia.
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